La scuola di oggi e quella di domani, ne abbiamo parlato con Floriano Tittarelli, Dirigente Scolastico del Liceo Classico “Vittorio Emanuele II” di Jesi.

Piano Scuola 4.0

  • Il Piano Scuola 4.0 può rappresentare la vera svolta tecnologica e metodologica che la scuola attendeva?

Il Piano Scuola 4.0 va sicuramente in questa direzione. Non è un piano di soli acquisti tecnologici ma un incentivo a introdurre nuove metodologie didattiche. Soprattutto metodologie attive che, con l’ausilio del digitale, mirano a rendere ogni studente soggetto attivo del proprio apprendimento, favorendo lo sviluppo dei singoli talenti e l’inclusione scolastica.

Tuttavia, ci sono alcuni aspetti critici fin dalla formulazione che non si possono ignorare: ad esempio, i vincoli stringenti con cui si richiede il suo espletamento, la carenza di personale nelle segreterie (perché calcolato sulla base del numero degli studenti, anziché sulle reali esigenze delle scuole).

È vero che lo scopo principale è incentivare le scuole a utilizzare le tecnologie informatiche, ma è anche vero che – come nel nostro caso – i finanziamenti PON già ottenuti ci avevano permesso una dotazione più che buona. Adesso ci aspetta la sfida di integrare in modo organico nella didattica le tecnologie digitali e non considerarle come dei semplici accessori, nella consapevolezza che la tecnologia da sola non basta perché, con essa, devono evolversi anche i modelli pedagogici (per cui servono indubbiamente formazione e supporto per gli insegnanti).

La scuola italiana, tra gap da colmare ed esperienze da valorizzare

  • A quale modello tende la scuola italiana?

Indubbiamente, da diverso tempo si sta cercando di attivare modelli didattici più innovativi e centrati sugli studenti, come anzitutto l’apprendimento cooperativo (in cui gli studenti apprendono in piccoli gruppi, aiutandosi reciprocamente), la soluzione di problemi, la classe capovolta, fino ad arrivare alla gamificazione e alla didattica che fa uso della realtà virtuale, che ci sembra un modo immersivo e decisamente nuovo per apprendere.

C’è una forte pressione da parte del legislatore ad orientarsi in questa direzione. Tuttavia, a noi pare che il modello tradizionale della lezione frontale non sia da abolire completamente, considerando alcuni suoi evidenti aspetti positivi: chiarezza, sistematicità, rispetto dei tempi, certamente evitando i gravi limiti ormai noti. È l’insegnante che fa la differenza anche in questo caso!

  • Quali sono i gap da colmare?

Alcuni dei principali gap da colmare nella scuola italiana rimandano alle competenze digitali di docenti e studenti: occorre riconoscere che ancora non tutti hanno le abilità per sfruttare al meglio le nuove tecnologie; a questo si collega un gap metodologico, a volte per pigrizia, altre per un certo disorientamento che si avverte ed è pienamente comprensibile.

Non possiamo ignorare i limiti del sistema-scuola nel suo complesso: i programmi scolastici andrebbero ripensati, l’edilizia spesso è un vincolo insormontabile, il meccanismo classe-orario settimanale veramente è retaggio del XIX secolo e andrebbe completamente ripensato (penso a sottogruppi di livello, oppure a scambi tra classi, o anche a segmenti orari di 2 ore, ecc.). Aggiungerei anche un possibile divario sociale e territoriale: di fatto non tutti gli studenti si possono permettere la medesima dotazione digitale e questo spesso è un problema.

  • Quali sono le esperienze da valorizzare?

Ci sono diverse esperienze positive e innovative da valorizzare per modernizzare la scuola italiana:

  • Scuole che hanno investito in dotazioni tecnologiche e formazione docenti, ottenendo buoni risultati con classi digitali e nuove metodologie.
  • Progetti extracurricolari che hanno introdotto con successo approcci come debate, coding, problem solving. Queste metodologie potrebbero essere integrate maggiormente nel curricolo.
  • Sperimentazioni di nuovi modelli di apprendimento attivo come flipped classroom, project-based learning, cooperative learning.
  • Progetti che hanno modernizzato spazi e arredi in ottica di una didattica più collaborativa. Questi ambienti facilitano l’innovazione.
  • Esperienze di connessione tra scuola e aziende/università per avvicinare i giovani al lavoro e all’imprenditoria.
  • Progetti che hanno adottato approcci personalizzati e inclusivi per gli alunni con bisogni speciali.
  • Scuole che hanno aperto la didattica al territorio, con attività educative anche in musei, biblioteche, parchi.
  • Esperienze di educazione digitale e media education per un uso consapevole delle tecnologie.

Nel nostro caso, abbiamo degli esempi interessanti di sperimentazione relativamente alla Classe 2.0 (un progetto di qualche anno fa), al debate e all’utilizzo degli active panel, presenti in tutte le aule e utilizzati quotidianamente.

La scuola di oggi e quella di domani

  • Tre parole per la scuola di oggi e tre per quella di domani…

Scuola di oggi:

  • Tradizionale: ancora molto legata alla lezione frontale e a metodi trasmissivi, anche per vincoli di sistema.
  • Sfidata: deve affrontare la sfida della tecnologia e di nuovi bisogni formativi.
  • Incerta: in bilico tra modelli del passato e richieste di innovazione.

Scuola di domani:

  • Spaziosa: dotata delle tecnologie e degli spazi adatti alla didattica innovativa.
  • Inclusiva: capace di personalizzazione e di valorizzare i talenti di ogni studente, pur considerando la diversità di capacità e aspettative.
  • Aperta: aperta al territorio, alle famiglie, alla ricerca didattica (ivi compresi il digitale e le nuove metodologie, ma non solo).
Arturo Nicolino
Author: Arturo Nicolino